Il tumore al seno è una patologia oncologica che origina dai tessuti ghiandolari e si sviluppa autonomamente rispetto alla ghiandola mammaria, senza che il nostro organismo possa esercitare un controllo sulla riproduzione delle cellule coinvolte. Il carcinoma della mammella è il tumore più frequentemente diagnosticato nelle donne in Italia. Sono infatti circa 55.000 i nuovi casi diagnosticati ogni anno e si sta assistendo anche negli ultimi anni ad un preoccupante incremento nelle fasce d’età più giovani.
Sotto ai 50 anni il carcinoma mammario rappresenta il 29% dei decessi per patologia oncologica.
Grazie agli screening preventivi e alla maggior consapevolezza delle donne, la maggior parte dei tumori maligni mammari è diagnosticata in fase iniziale quando il trattamento chirurgico può essere più spesso conservativo (quadrantectomia) e la terapia farmacologica adottata più efficace, permettendo di ottenere sopravvivenze a 5 anni molto elevate (quasi al 90% delle pazienti), con un buon recupero della qualità della vita.
La prevenzione e la diagnosi precoce sono gli strumenti che permettono di intervenire precocemente, migliorando le possibilità di successo nella terapia.
La prevenzione senologica è l’insieme di tutte quelle azioni che permettono una diagnostica precoce delle patologie senologiche, principalmente nei confronti del tumore alla mammella.
Si tratta di un percorso che inizia già in giovane età, per protrarsi lungo tutta la vita della donna, con azioni e controlli che si differenziano in base alle fasi della vita e all’esposizione a fattori di rischio, quali la familiarità per la patologia oncologica, il fumo o l’abuso di alcool.
Prima ancora di sottoporsi a controlli e visite mediche, che sono fondamentali, è importante curare lo stile di vita.
Si tratta della PREVENZIONE PRIMARIA cioè tutti quegli interventi destinati ad ostacolare l’insorgenza delle malattie nella popolazione combattendo le cause ed i fattori predisponenti.
Svolgere attività fisica, seguire un’alimentazione bilanciata con una forte assunzione di verdure, evitare il fumo di sigaretta e l’abuso di alcool sono comportamenti virtuosi che permettono di ridurre il rischio di sviluppare la patologia.
Queste attenzioni permettono di proteggere da numerose patologie oncologiche, metaboliche e sistemiche. Continuare a fare attività fisica anche in età avanzata e dopo la menopausa, in base al proprio stato fisico e al proprio allenamento, è inoltre una scelta di salute che può rivelarsi davvero importante per le donne.
PREVENZIONE PER FASCE D’ETA’
Sotto i 25 anni
A partire dall’età fertile è importante tenere sotto controllo la salute del seno.
Un test semplice da svolgere ogni mese, una settimana dopo la fine del ciclo, è l’autopalpazione del seno, consigliata già dai 20 anni di età. Se si percepiscono noduli o gonfiori anomali, sanguinamenti o rossori è bene rivolgersi ad uno specialista.
La prevenzione tra i 25 e i 40 anni
In aggiunta all’autoesame mensile, a partire dai 25 anni è consigliabile fare almeno un’ecografia al seno ogni anno. L’ecografia rappresenta l’indagine di prima scelta nelle donne di età inferiore ai 40 anni, in cui la struttura ancora prevalentemente ghiandolare della mammella non rende efficace lo studio attraverso la mammografia. Questo esame è indolore, veloce e privo di rischi. Iniziare la prevenzione in età giovanile è un modo fondamentale per riuscire a diagnosticare eventuali alterazioni nodulari o irregolarità dell’ecostruttura mammaria, soprattutto se si ha familiarità per le patologie oncologiche del seno.
La prevenzione dopo i 40 anni
Le donne dopo i 40 anni devono sottoporsi all’esame mammografico.
La mammografia oggi può essere svolta anche con tomosintesi, ovvero con una tecnica che permette una visualizzazione volumetrica in 3D ad alta definizione della mammella. La ricostruzione tridimensionale permette di superare uno dei limiti principali dell’imaging bidimensionale, ovvero il mascheramento di lesioni causato dalla sovrapposizione del tessuto sano.
La Tomosintesi consente di dissociare piani diversi svelando lesioni che altrimenti risulterebbero invisibili con l’esame 2D tradizionale: il risultato è un’aumentata sensibilità ed accuratezza diagnostica.
La dose erogata per l’acquisizione con Tomosintesi non supera di molto quella di una mammografia tradizionale.
L’ecografia si affianca e completa efficacemente l’esame mammografico aumentando la attendibilità diagnostica dell’esame senologico completo (VISITA SENOLOGICA, MAMMOGRAFIA ed ECOGRAFIA MAMMARIA).
La periodicità dell’esame ecografico viene decisa dal medico senologo sulla base dell’età anagrafica, dell’anamnesi familiare della donna (presenza di parenti con malattia tumorale alla mammella), dell’anamnesi patologica, della terapia ormonale in corso o pregressa e della struttura della ghiandola mammaria.
L’indagine ecografica va sempre affiancata alla mammografia in presenza di densità parenchimale elevata (BIRADS C-D)
Il programma di screening mammografico nell’Emilia Romagna prevede il primo invito a 45 anni e fino a 49 anni l’esame è annuale. Poi da 50 anni a 74 anni l’invito diventa biennale.
PREVENZIONE NELLE DONNE AD ELEVATA FAMILIARITA’ BRCA mutate
Una minoranza dei tumori al seno è rappresentata da forme ereditarie, legate a mutazioni genetiche, la più nota delle quali interessa i geni BRCA 1 e 2. Questi geni, coinvolti nei meccanismi di riparazione del DNA, se mutati, aumentano in modo considerevole il rischio di sviluppare determinati tipi di cancro, tra i quali quello della mammella (circa 60 – 70 donne su 100 con mutazione BRCA vanno incontro allo sviluppo di tumore mammario nel corso della vita). Le persone vengono indirizzate verso il test genetico per la ricerca della mutazione ereditaria sulla base di alcuni criteri previsti dalle linee guida internazionali, che considerano la storia individuale e familiare, il tipo di tumore per il quale c’è familiarità e l’età di insorgenza tra i membri della famiglia.
L’identificazione di una mutazione genetica pericolosa pone indicazione a partecipare a programmi di screening intensivi, che iniziano in età più precoce e con una maggiore frequenza (ogni 6 mesi) rispetto alla popolazione non a rischio, utilizzando metodiche con alta sensibilità quali la RM, non indicate nella prevenzione della popolazione generale. L’esito positivo del test genetico può inoltre mettere di fronte a scelte difficili, come quella della chirurgia preventiva con l’asportazione di seno e ovaie. Fondamentale quindi il counseling oncogenetico in primis per porre indicazione al test genetico e successivamente per comprendere i risultati e valutare insieme le decisioni da prendere in caso di esito positivo.
Menghini Lorenzo
Medico Chirurgo specializzato in Oncologia
già Direttore della Breast Unit di Rimini